Come predire la prestazione nell’Ironman. Parte 1

Posted by Elena Casiraghi 20 Aprile 2015 0 Comment 5201 views

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Ci sono molteplici fattori per fare una prestazione vincente.

Ancor più se si parla di prestazione di endurance e ultra-endurance, ovvero quegli eventi di endurance che durano oltre 6 ore. Come appunto l’Ironman.

In questo caso la differenza è fatta dalle:

  • caratteristiche antropometriche dell’atleta -anche dette “la generosità di Madre Natura”–  come l’altezza, la composizione corporea e la massa grassa ma anche i millimetri delle varie pliche nonché il loro rapporto e la lunghezza degli arti;
  • caratteristiche dell’allenamento come la sua durata media, il passo che viene utilizzato e il suo volume totale;
  • variabili fisiologiche come il massimo consumo di ossigeno, la soglia anaerobica, la soglia di lattato e la soglia ventilatoria.

Ma non solo. In una prestazione di endurance e ultra contano anche -e soprattutto:

  • il tempo di preparazione di una gara, inteso come settimane, mesi, anni;
  • la nutrizione quotidiana (perché ricordati che puoi allenare a tavola alcune variabili fisiologiche come la biogenesi mitocondriale) e l’integrazione energetica in gara (“quella volta che ho consumato il gel troppo tardi e…”);
  • adattamento allo stress sia fisiologico (gestire la crisi e allenarsi con scarsa disponibilità di glicogeno) che psicologico (quelli che rimangono 2 ore e oltre sui rulli e quelli che corrono il lungo in pista);
  • temperatura dell’ambiente in cui si andrà a competere.

In un recente studio (2014) molto attento e scrupoloso, Knetchtle B. ha analizzato i fattori predittivi degli eventi di endurance e ultra endurance.

C’è trippa per gatti, ragazzi, e tanta carne al fuoco da raccontare!!

Perciò in questo post inizierò a riportare unicamente i fattori predittivi legati alle caratteristiche antropometriche degli atleti distanza ironman.

Sembra che:

non ci sia una correlazione tra le pliche della coscia e polpaccio con quelle del pettorale, del bicipite e dell’ascella, sia negli uomini che nelle donne. Questo significa che gli arti inferiore, a seguito dell’adattamento agli allenamenti, assumono una determinata morfologia più o meno standardizzata in tutti i soggetti di questa disciplina, a differenza della parte superiore del corpo che rimane anche negli atleti di alto livello, di differente morfologia e non sembra esistere per quest’ultima una correlazione con la miglior prestazione.

Esiste, invece, una correlazione tra la plica mediale del polpaccio come anche la sua circonferenza e la velocità di corsa: gli atleti con piccoli valori di plica mediale e di circonferenza del polpaccio sembrano essere molto prestativi nella frazione di corsa, sia negli uomini che nelle donne.

La lunghezza degli arti inferiori sembra poi fare la differenza solo nelle donne che competono nella distanza olimpica e negli uomini che competono nella distanza ironman.

Anche la percentuale di grasso corporeo -e la sua distribuzione nel corpo- è risultato essere un fattore della predittore della prestazione nelle competizione di ultra-endurance come l’ironman anche se non è risultato esistere un valore ottimale assoluto, sia negli uomini che nelle donne.

Il peso ottimale, infine, per competere al meglio su una distanza ironman sembra essere associato al 100% alla miglior prestazione nella maratona corsa a secco sia negli uomini che nelle donne; mentre è associabile solo per il 64% alla miglior prestazione ottenuta in un triathlon distanza olimpica negli uomini e per il 53% nelle donne. Questo potrebbe significare che, specialmente nelle donne, nella distanza ironman il miglior risultato si dovrebbe ottenere con un valore di composizione corporea superiore a quello del miglior triathlon olimpico.

Nella distanza ironman, infatti, anche la massa grassa diviene un presupposto della prestazione, sia in fase di preparazione che di competizione. La massa grassa, infatti, oltre ad essere una fondamentale riserva di energia, non è un tessuto inerte ma un vero e proprio organo in grado di produrre ormoni come la leptina, responsabile dello stimolo della fame, stimolo fondamentale specialmente per la fase di recupero delle energie.

Se vuoi saperne di più:

Grassi e endurance: la nuova frontiera dell’energia

Ironman: quanto mi costi?

Bene. Se anche per te, come per me, questo post non è stata la fotografia del tuo fisico, non temere, non tutto è perduto. So che potremo contare sulle variabili fisiologiche e sulla devozione all’allenamento 😉

 

BIBLIO:

Knechtle B. Relationship of anthropometric and training characteristics with race performance in endurance and ultra-endurance athletes. Asian Journal of Sports Medicine, vol 5 (no 2), 2014.

 

 

 

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