Digiuno intermittente: sono più i costi o i benefici?
C’è una crescente consapevolezza che il digiuno adottato con metodo è salutare: ci sono abbondanti prove dei benefici del digiuno sul benessere cellulare. Praticando il digiuno, infatti, si attiva un meccanismo di sopravvivenza delle cellule chiamato “autofagia”, che letteralmente significa “mangiare se stessi”.
In pratica accade questo: le cellule sopravvivono consumando tutto quello che hanno al loro interno di non indispensabile, come gli organelli intracellulari mal funzionanti o depositi di proteine mutate e altro materiale di scarto che può ostacolare il buon funzionamento delle cellule.
Un vero e proprio decluttering, per dirla come al giorno d’oggi, ovvero l’atto di liberarsi del superfluo, di tutto quello che non serve per la vita. Ma un nuovo studio (sui topi) suggerisce che un tempo di digiuno prolungato potrebbe avere un potenziale non propriamente vantaggioso sulle difese immunitarie.
Digiuno: lo studio sui topi
I ricercatori hanno confrontato topi che potevano mangiare quando volevano con topi che non avevano accesso al cibo. La ricerca ha scoperto che c’è stata una rapida riduzione del numero di cellule immunitarie circolanti negli animali a cui non era permesso mangiare nelle ore successive al loro risveglio. È stato osservato che dopo sole quattro ore di digiuno è stata registrata una diminuzione del 90% del numero di monociti, un tipo di cellula immunitaria, nel flusso sanguigno dei topi a digiuno.
Lo studio: al sistema immunitario non parlate di digiuno prolungato
I monociti sono globuli bianchi più grandi, rappresentano dall’1 al 6% circa dei globuli bianchi del sangue. Sono generati dal midollo osseo e agiscono come piccole pattuglie di vigilanti nel circolo sanguigno alla ricerca di agenti patogeni. Quando raggiungono i tessuti in cui si rende necessario il loro intervento aumentano di dimensione, si differenziano e diventano macrofagi. È a questo punto che “divorano” gli agenti infettivi (batterici, micotici, virali) o anche residui di cellule morte o danneggiate.
Ciò che ha incuriosito gli scienziati è che durante i periodi di digiuno le cellule immunitarie tornavano dal flusso sanguigno al midollo osseo, per fare ritorno nel sangue solo dopo l’ingestione di cibo. Lo studio mostra così che, da un lato, il digiuno riduce il numero di monociti circolanti, che si potrebbe pensare sia una buona cosa, poiché queste cellule sono componenti importanti dell’infiammazione.
D’altra parte, la reintroduzione del cibo crea un’ondata di monociti che fa ritorno al sangue, un evento che può essere problematico. Proprio questo ritorno di massa ha portato a un aumento del livello di infiammazione (monocitosi). In pratica, invece di proteggere dalle infezioni, questi monociti alterati erano più infiammatori, rendendo il corpo meno resistente alla lotta contro le infezioni.
Scende l’energia, cresce il cortisolo
Non è tutto. C’è di più. Come se questo non bastasse, la carenza di energia ha portato a un aumento della sintesi dell’ormone dello stress, il cortisolo. È stato proprio in occasione dell’aumento dei livelli di questo ormone che si è registrato il richiamo delle cellule immunitarie da parte del sistema immunitario nel midollo osseo con l’obiettivo di meglio conservare le risorse in tempi di scarsità.
Digiuno sì, digiuno no?
La domanda sorge a questo punto spontanea. La risposta? Sta nel mezzo. Come spesso accade è necessario anche in questo caso fare una valutazione di costi e benefici. Il digiuno intermittente, ovvero effettuato con metodo, può avere preziosi benefici sul benessere cellulare. È importante però che non sia estremo, ovvero che i periodi di digiuno non siano eccessivamente protratti.
La chiave quindi può essere una forma di digiuno non estrema e una ri-alimentazione controllata. È troppo presto per dire se studi come questo sui topi abbiano implicazioni per le persone che saltano la colazione o che digiunano per perdere peso.
Tuttavia, gli studi non sono ancora sufficienti per giungere a un punto fermo, ma queste evidenze preliminari mostrano che la disponibilità di energia può influire sull’efficienza delle difese immunitarie.
Un recente studio ha mostrato che un digiuno sempre sui topi per solo 12-16 ore ha migliorato l’immunità di questi animali. Questo fa pensare che i metodi “cancelling dinner” e la formula di digiuno intermittente 16:8 (Time Restricted Feeding) adottata 2-3 volte a settimana a giorni alterni possano essere un buon compromesso per attivare benefici sulle cellule e al tempo stesso salvaguardare l’efficienza immunitaria.
Bibliografia
Chaix A. Et al. Sex- and age-dependent outcomes of 9-hour time-restricted feeding of a Western high-fat high-sucrose diet in C57BL/6J mice. Cell Press, vol. 2 issue 36, 2021.
Janssen H. Et al. Monocytes re-enter the bone marrow during fasting and alter the host response to infection. Immunity, 2023;
Jordan S. Et al. Dietary Intake Regulates the Circulating Inflammatory Monocyte Pool. Cell,178(5):1102-1114.e17, 2019.
Write Your Comment