Donne e maratona

Posted by Elena Casiraghi 13 Giugno 2016 0 Comment 3685 views

Deborah Toniolo maratona

E pensare che negli anni ‘60 le donne non erano ammesse a correre la maratona poiché giudicate inadatte a correre lunghe distanze, quindi non era permesso loro di iscriversi.

Kathrine Switzer non la pensava così. La sua partecipazione “abusiva” alla Maratona di Boston nel 1967 scatenò una battaglia di spintoni. Fatti che sono passati alla storia perché rovesciarono la tradizione maschilista di questo evento e del mondo sportivo in generale.

Questa è la sua storia. Questa è la storia della prima donna che provò a correre la maratona.

Oggi, questo, sembra avere dell’incredibile. Eppure, si pensi che solo al 2015 le donne non potevano competere nemmeno nella 50 km di marcia in campo internazionale.

Ma le donne sono davvero inadatte a correre 42, 195 km?

Il dato di fatto è che gli uomini son più veloci rispetto alle donne. E questo è certo.

Eppure le ricerche scientifiche suggeriscono che le donne hanno una miglior capacità di resistenza.

Uno studio pubblicato all’inizio del 2016 si è occupato di analizzare l’andamento di atleti che hanno corso maratone olimpiche e Campionati del Mondo.

Sono stati raccolti dati per 673 uomini e 549 donne in nove gare. In particolare, si è voluta rilevare le velocità media per ogni intertempo di 5 km e la velocità degli ultimi 2.2 km.

Nel complesso le donne hanno rallentato meno rispetto ai colleghi uomini durante la maratona e hanno registrato maggiori split negativi. In altre parole significa che sono riuscite a correre la seconda metà di gara più veloce della prima.

Non solo.

Rispetto agli uomini, le donne hanno saputo accelerare negli ultimi 2,2, km finali.

Le donne, infine, rispetto agli uomini, hanno registrato minor ritiri.

E’ quasi certo che questi risultati sono frutto della maggior potenza lipidica (ovvero la capacità di ossidare i grassi per produrre energia durante l’esercizio) che possiedono le donne.

Non solo.

Le donne rispetto agli uomini sanno produrre una concentrazione di acido lattico superiore ma hanno meno sistemi tampone per smaltirlo. Questo probabilmente, unitamente alla maggior capacità di consumare i grassi, fa sì che preferiscano per natura “viaggiare” a intensità inferiori. Ne risulta una prestazione sicuramente più lenta ma più costante e con minor rischio di esaurimento precoce.

Le donne, infine, avendo masse muscolari inferiori, riescono a saturare una concentrazione di glicogeno ridotta rispetto agli uomini.

Questi fattori, nel loro insieme, consentono alle donne di eccellere nelle lunghe distanze e, pertanto, di registrare nelle competizioni di endurance, gap di tempo ridotti rispetto a quelli registrati in discipline del mezzofondo.

“Nella vita ho avuto fortuna. I miei genitori ed Arnie mi hanno sempre detto che potevo fare qualsiasi cosa. Come donna non mi sono mai accontentata di giocare con le bambole o fare solo la cheerleader. Sì, mi piaceva giocare con le bambole o indossare bei vestiti, ma mi divertivo anche ad arrampicarmi sugli alberi e a fare sport. Dopo la mia esperienza a Boston, capii che vi erano milioni di donne al mondo che erano cresciute senza credere di poter superare i limiti a loro imposti. Volevo fare qualcosa per migliorare le loro vite. Ciò di cui abbiamo bisogno è il coraggio di credere in noi stesse ed andare avanti passo dopo passo”.

Kathrine Switzer

BIBLIO:

Brian H. Pacing. Packing and sex-based differences in Olympic and IAAF World Championship marathons. Journal of Sports Sciences, vol 34, issue 17, pp 1675-81, 2016.

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