EAMC: crampi muscolari associati all’esercizio
A volte non tutte le ciambelle escono col buco. Anzi, quando le torte le faccio io, a volte, escono non solo senza buco ma anche bruciate. Perché se metti un dolce impasto in un forno ad alta temperatura non ventilato e ti scordi di impostare il timer c’è il rischio che quell’impasto si bruci. Più che rischio, è una garanzia. E addio torta. Anzi ciambella.
Perché poi fare le torte è abbastanza semplice, è sufficiente limitarsi a seguire minuziosamente la ricetta, senza inserire alcuna iniziativa personale. Ma fare le torte buone e belle è cosa assai difficile. Roba da artisti. E pasticceri.
Predico bene e razzolo male.
Perché le ciambelle senza buco e le torte bruciate stanno a me come io sto in gara ai crampi muscolari.
Ne avevo parlato, di crampi. Li avevo osservati e studiati minuziosamente. In particolare di quelli che accadono durante lo sforzo, preparando strategie per l’Ironman delle Hawaii. Sono scientificamente i miei preferiti e ancora in parte oscuri. Perché la letteratura scientifica è ricca di questo materiale. E si vedono sovente nei campi gara, limitare la prestazione di numerosi atleti. Anche se sempre con un po’ di timore e riverenza perché a quanto pare quando ti prendono non ci puoi fare nulla.
E questa volta, inaspettatamente, mi hanno aggredito alle spalle. O meglio, alle gambe. Ad una gamba.
Li ho individuati. Ho scoperto loro il viso. Ci siamo trovati muso a muso. E li ho riconosciuti.
Il loro nome è EAMC, altresì detti crampi muscolari associati all’esercizio.
I sintomi sono dolore e contrazione muscolare spasmodica involontaria.
Alla loro base sembra esserci la deplezione di elettroliti (quali sodio, potassio, magnesio, calcio) e un principio di disidratazione. Anche se questi meccanismi fisiopatologici non sembrano essere sufficientemente plausibili.
Ciò che invece è certo è che alla base dei crampi EAMC ci sia un’alterazione del controllo neuromuscolare.
E’ probabile che questo avvenga per un’aumentata eccitabilità nervosa, ovvero per un incremento dell’attività dei motoneuroni. Questo può accadere quando il muscolo soggetto ad una fatica superiore rispetto a quella che è abituato a esprimere in genere. O per mancato allenamento (sia durata o intensità), o per mancato ritmo gara.
Non è un caso, infatti, che tali crampi accadano nelle prime competizioni della stagione agonistica oppure quando l’allenamento non è stato sufficiente, sia in termini di volume che di intensità.
Sicuramente, poi, situazioni di clima estremo -come eccessivo caldo o freddo- ed elevata umidità o vento possono aumentare la fatica sia muscolare che nervosa e favorire l’insorgere di tali crampi.
La letteratura scientifica suggerisce che la prevalenza di EAMC è stata riportata nel 65% dei triatleti, nel 60% dei ciclisti, nel 30-50% dei maratoneti e nel 52% dei rugbisti.
Gli studi più attenti hanno evidenziato che nelle medie e lunghe distanze del triathlon c’è una maggior frequenza di EAMC nella frazione di bici che in quella di corsa, quando specialmente si mantiene una frequenza cardiaca più elevata rispetto alla “velocità di crociera” e quando la competizione avviene in condizioni di forte vento e irraggiamento solare.
C’è anche chi sostiene che lo stimolo sia inverso: è l’eccessiva contrazione muscolare che manda segnali al cervello implorandogli di limitare la contrazione muscolare. Come fosse un meccanismo di autoconservazione, o meglio, istinto di protezione.
La brutta notizia è che a EAMC in atto sembra non esserci ad oggi rimedio.
Esattamente come alla mia torta bruciata.
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