Perché le donne hanno più freddo degli uomini? Come vivere al meglio l’inverno
Solitamente, nella stagione fredda, la scena a cui assistiamo è questa: l’uomo ha i piedi fuori dalle coperte e la donna, di coperte, ne vorrebbe avere (almeno) una in più. Sì, è vero, siamo più freddolose. Perché? Semplicemente perché siamo diverse dagli uomini.
La causa è tutta delle nostre caratteristiche fisiologiche. La maggior parte delle donne ha livelli più elevati di massa grassa rispetto agli uomini. È proprio questo strato di tessuto adiposo sottocutaneo che, producendo spesso un maggior isolamento tissutale, ci condanna a una temperatura critica inferiore. Questo apparente vantaggio in realtà ci fa perdere la battaglia col freddo in quanto abbiamo generalmente una superficie maggiore rispetto agli uomini e una massa corporea inferiore.
Supponendo pari capacità di isolamento dall’abbigliamento indossato, la perdita di calore totale nelle donne è maggiore proprio per via della maggior superficie corporea attraverso la quale può verificarsi una perdita di calore. In aggiunta, a causa della massa corporea ridotta, il contenuto di calore corporeo è inferiore nelle donne.
La situazione, tra l’altro, si potrebbe fare ancora più… fredda durante l’esercizio fisico e l’allenamento, attività che, quando fuori ci sono pochissimi gradi, esercitano un forte stress sui meccanismi che regolano la temperatura corporea.
E non è tutto. Le donne tollerano meno il freddo, rispetto agli uomini, anche a causa di una differente modulazione ormonale. Gli estrogeni infatti regolano l’attività dei vasi sanguigni a livello periferico: alle basse temperature si osserva una vasocostrizione più rapida. Durante la fase dell’ovulazione, pertanto, tale intolleranza si percepisce maggiormente.
Freddo, ti combatto a tavola
Curare l’alimentazione si rivela una strategia efficace al fine di favorire gli adattamenti al freddo e ottimizzare la performance sportiva. Ti consiglio di:
1. Inserire un alimento fonte di proteine nella prima colazione: i carboidrati sono fondamentali per le prestazioni al freddo, ma potresti ottenere alcuni benefici nel consumare una colazione ad alto contenuto proteico prima della sessione di allenamento. Da preferire sono le fonti magre al fine di favorire lo svuotamento gastrico. Gli studi mostrano che l’effetto termico, ovvero generato dalla digestione delle proteine, è superiore a quello dell’ingestione dei grassi e dei carboidrati. Una colazione ad alto contenuto di proteine può comportare un aumento del calore corporeo fino a 6 ore dopo l’ingestione. Questo, ad ogni modo, non deve discostare l’attenzione dall’assunzione dei carboidrati.
2. Pianificare, durante l’esercizio, un’integrazione di carboidrati in formato gel: in caso di eventi prolungati in giornate di clima rigido, gli atleti sono a rischio di hiker’s hypothermia (ipotermia dell’escursionista). Un calo della glicemia può incrementare tale pericolo. Questo sembra suggerire che un ampio apporto di carboidrati è particolarmente importante quando l’esercizio è condotto in ambiente estremamente rigido.
Secondo alcuni studi, inoltre, l’energia che si spende per rimanere caldi in condizioni estremamente fredde può aumentare di 5 volte rispetto a temperature più miti. In pratica l’ossidazione dei glucidi aumenta di 6 volte mentre quella dei lipidi solo di 2 volte. Non fare l’errore di assumere alimenti ricchi in grassi con la convinzione di favorire l’adattamento al freddo. Fondamentale, se non addirittura vitale, è invece mantenere un’ampia disponibilità di carboidrati anche a temperature rigide. Il formato gel riduce i tempi di permanenza dei carboidrati all’interno dello stomaco (rispetto a carboidrati in formato solido come barrette energetiche) favorendo quindi sia la disponibilità di energia, sia un ottimale svuotamento gastrico, oltre a vincere in termini di basso peso e di praticità all’utilizzo.
3. Assumere, a riposo, i flavanoli del cacao e gli acidi grassi omega 3 da fonti marine: entrambi sembrano permettere una miglior tollerabilità alle temperature estremamente basse (non a caso i pesci che vivono nei mari freddi presentano una più alta concentrazione di omega 3) oltre che favorire la prestazione sportiva e l’apporto di ossigeno a tutti i muscoli coinvolti nello sforzo.
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