Quando il Dio dello Sport fa le magie

Posted by Elena Casiraghi 11 Settembre 2015 0 Comment 3815 views

Canestro basket

Il Dio dello Sport ha una bacchetta magica che compie i suoi incantesimi migliori ai Mondiali e alle Olimpiadi.

La bacchetta può fare migliaia di magie ma c’è un prodigio che è palesemente preferito dal Dio dello Sport. Si chiama Ruck, come la mischia spontanea del rugby e unisce all’improvviso una nazionale che gioca all’estero con la gente che la guarda da casa. E dopo, tutti a spingere insieme.

Tutto incomincia nelle fasi inziali della competizione, quando la squadra fà qualcosa di speciale -e magari inaspettato- e lascia capire di avere la stoffa e il coraggio per spingersi più in là, fino a qualcosa di più grande. La gente allora incomincia a leggere, si informa, la osserva e si interessa a lei.

E’ lì che il Dio dello Sport fa la sua magia e stabilisce il contatto.

A quel punto, la gente aspetta la gara successiva e -questa volta- non è più soltanto spettatrice: la vuole abbracciare la squadra, vuole formare il Ruck e poi vuole spingere a tutta forza. Gliela vuole fare sentire questa spinta, come può e come sa: post e tweet si moltiplicano e il messaggio è forte e chiaro. Andiamo ragazzi, siamo con voi, andiamo a giocarcela.

La Nazionale Italiana di Basket sta giocando i Campionati Europei, si è appena qualificata per gli ottavi di finale e il Dio dello Sport è fortemente sospettato di aver usato la bacchetta su di noi.

Abbiamo battuto la Spagna, vicecampione olimpica in una corrida memorabile e -il giorno dopo- anche la Germania, guarda caso ai supplementari e come sempre a casa loro.

Lo abbiamo fatto perché abbiamo Danilo Gallinari che ha 27 anni e -da 10- ha una presenza sulla partita che hanno solo quelli “nati, cresciuti e vissuti basket”. E poi –come sempre- c’è la squadra: che ci ha messo la sua classe, la sua voglia e la sua durezza perché i ragazzi –attenzione- non sono per niente perfetti, ma sono molto, molto cazzuti. Il resto sembra averlo fatto la magia di chi era davanti ad uno schermo -incluso il commentatore televisivo, che è totalmente parte di questa storia- perché i tiri da centrocampo di Belinelli avevano bisogno di un po’ di aiuto per andare dentro.

Domenica inizia la fase ad eliminazione diretta e la carrozza che l’Italia ha conquistato potrebbe anche tornare zucca, perché questo è lo sport e perché il Dio dello Sport si diverte anche così.  

Al momento però, l’incantesimo sembra solido, le facce dei ragazzi sono quelle giuste, il commentatore non vede l’ora di urlare e la gente non aspetta altro che spellarsi le mani perchè la piccola storia della nostra nazionale emana un profumo di basket che sembra gradito anche al Dio dello Sport.

FORZA AZZURRI

In quest’occasione ho preferito passare la palla ad un migliore tiratore, lasciare la penna a lui, e godermi lo spettacolo dalle tribune. Perché solo chi ha uno sport nel cuore riesce a parlare con passione e a far sognare con trasporto anche chi di questo non se ne intende.

Perciò sul mio viso c’è quell’espressione tipica dello spettatore che osserva al rallentatore la palla uscire dalle mani del tiratore ed entrare nel canestro, con un moto perfetto, senza toccare il ferro, e che dritta dritta accarezza la rete e scivola tra le sue maglie e fa quel rumore che ti riempie di gioia ed emozione e che è tipo CIUFFFFFFF

Mentre tutto il palazzetto è assopito in un profondo silenzio e segue con gli occhi il frutto della magia.

Nello stesso istante il palmo della mano del tiratore termina il suo movimento: si flette sul polso, dopo aver liberato la palla. Ed è lì che il tiratore scende e si appoggia al parquet e realizza ciò che ha fatto -perché in fondo sapeva che l’avrebbe fatto. Sulla sua maglia non si legge il nome ma si scorge a malapena il numero 13.
Tutto ciò è magia. La magia del Dio dello Sport.
Ed io sono parte di essa e contribuisco alla sua ruck.

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