Strategia per correre una mezza maratona. E divertirsi

Posted by Elena Casiraghi 3 Febbraio 2014 3 Comments 10614 views

fango

Eccomi qui. Son tornata.

No non ero in silenzio stampa. E nemmeno stavo praticando il forzato silenzio olimpico di Sochi.

Ero in meditazione.

No dai non ridere!!

Mi stavo preparando psicologicamente.

A cosa, mi chiedi?

Ai miei primi 20 chilometri di corsa. Cioè, forse è meglio dire alla mia prima “mezza” perchè a furia di giocare col mio éscamotage che una mezza, dopo tutto, sono “solo” 20 chilometri, cioè due volte un facile 10 mila, ho finito per crederci davvero.

E quel chilometro e zero novecentosettantacinque metri mi è sembrato più lungo dei precedenti.

Forse perchè anziché scriverlo in lettere, per esteso -e pure con gli spazi, avrei dovuto scriverlo in numero, tipo 1.0975 metri.

Meglio. Sì meglio.

Bene. Domanda di rito: cosa mi porto a casa da questa mia prima mezza ?

La risposta è diverse cose: alcune su cui apporre il timbro “approved”, altre invece da star bene attenta a non ripetere.

Timbro Approved sul mio éscamotage mentale. Eh sì perchè dopo tutto ci vuole una strategia mentale per distrarre la mente e permettere alle gambe di lavorare con costanza, impegno e leggerezza, senza piccole pesti pronte a metter zizzania.

Ho pensato che avrei potuto contare chilometro per chilometro con le dita e che al secondo giro di mani avrei potuto inizare da capo, fingendo di partire da zero per un nuovo giro di abaco. Più facile a farlo che a dirsi.

Ma al secondo chilometro, sono stata distratta dal navigatore gps del corridore accanto a me. Una signorina molto gentile, se pur con voce metallica, gli ripeteva delicatamente “stai correndo a quattro al chilometro”. All’inizio son rimasta perplessa. Poi ho compreso che si trattava di uno di quei moderni pod gps da piede, fatti apposta per i podisti che indicano velocità e passo della corsa.

Ci mancava poco che gli dicesse “Tra due cento metri, svolta a sinistra” (eh sì perchè le signorine dei navigatori parlano sempre un pò a scatti). Ma per fortuna non l’ha fatto, altrimenti saremmo finiti tutti nel lago.

Niente. La mia strategia mentale per alleviare la fatica e distrarre la mente è fallita in partenza.

Dai, non prendermi in giro, ammettilo che anche tu ne hai una…

Cosa ho fatto?! A conta persa ho pensato che la cosa migliore fosse quella di correre come se fosse un allenamento. Perchè poi, dopo tutto, lo era. Almeno per me.

Quindi mi sono immaginata come quando alla sera rientro dall’ufficio a casa, mi infilo le scarpe, ed esco direttamente da casa a correre. E quando mi ripresento davanti al portone…bip…cronometro arrestato…ho corso 10-12 chilometri senza accorgermene. E quello che mi aspetta è una bella doccia calda e una meritata cena. Facile come pensarlo.

Così ho iniziato a credere che questa strategia avrebbe avuto la meglio sulla precedente.

E così è stato.

Ho corso pensando ad ogni cosa che avrei desiderato raccontarti oggi nel mio post. Ho guardato le ville sul lago. L’eleganza degli orologi comunali della città di Lecco (ci hai mai fatto caso?!). Ho ripensato ai miei viaggi in moto, quelli migliori, che, con un gruppo di amici, partivano proprio dall’ingresso della Canottieri Lecco.

Ho amato l’attenzione e l’impegno con cui i volontari dei ristori desideravano offrire un bicchier d’acqua. E che buona quell’acqua. Forse era acqua minerale Perlier, forse acqua di lago. Ma dopo 10 chilometri bagnarmi le labbra ha avuto lo stesso effetto di una miscela esplosiva di zuccheri. Effetto “Bomba” di Fantozzi.

Ho osservato i visi impegnati di coloro che incrociavo correndo. Chissà quale éscamotage rimbalzava nelle menti di ciascun podista, così concentrato, così dedito a raggiungere il proprio obiettivo.

E poi gli occhi curiosi e interrogativi degli spettatori sui marciapiedi o lungo lago. Mi facevano quasi ridere. Qualcuno son certa abbia pensato ad una strana invasione di alieni, non essendo a conoscenza dell’evento sportivo, immortalando questo fiume di entusiasti a due zampe.

Ma la cosa più preziosa e che mi è rimasta impressa nella memoria sono i sorrisi felici di alcune persone. C’era qualcuno che correva e sorrideva, salutava e incitava l’amico che incrociava vicino al giro di boa.

Qualcuno ha anche salutato me!

Certo lo sport aumenta la produzione endogena di endorfine ma, dopo la fatica, dopo lo sforzo, dopo tutto c’era anche qualcuno che si ricordava che correre è bello e facile, come danzare sull’acqua, come volare sulle note di una melodia, come saltare su un materasso a molle.

C’era qualcuno che correva proprio col sorriso di un bambino che salta su un materasso a molle. Felice e carico di energia.

E anche un pò emozionato.

E forse, a ripensarci a mente fredda, il mio éscamotage è stato proprio questo: lasciarmi coinvolgere dall’entusiasmo e dal buon umore, ricordandomi che è una fortuna fare sport, da soli ma soprattutto in compagnia.

E’ un momento che va vissuto con energia positiva. Contagiosa.

Perchè, come dice una mia amica -che alla corsa “da del tu”, è bello correre perchè con le proprie gambe si possono andare a prendere i propri sogni. Come stelle in cielo.

 

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